Alla prima serata fresca d’autunno, quando i tuoi abiti sono impreparati e tu con loro, guardi il ventilatore che giace davanti alla finestra e ti sembra un anziano malato, o un cane affamato, o un bambino piagnucoloso. Si aspetta di fare le sue giravolte ma a te sembra impossibile che fino a ieri avessi bisogno di lui.
Il potere della decontestualizzazione…
Come accade con un albero di natale che non viene rimosso entro il dieci gennaio, o un cartellone pubblicitario di un evento passato. Come è possibile che fino a ieri mettevi il ghiaccio nel tè freddo e invece ora non puoi fare a meno di qualcosa di caldo tra le mani, del pomeriggio, di un divano? Dove hai messo la copertina che hai comprato l’anno scorso? Eccola lì insieme a quel maglione preso in saldo a febbraio. Nemmeno te lo ricordavi, perché era già fuori contesto.
L’autunno è arrivato, mancano solo le ore più buie a confermarlo. Ma arrivano, certo che arrivano. Guarda fuori: sono le sette ed è già buio. Ti ritrovi divorata da quell’oscurità frizzante dapprima, gelata poi, e quando sei nel suo stomaco nemmeno te ne rendi più conto, perché quello é il tuo posto.
In fondo, per quanto cerchiamo tutti di essere speciali, a nessuno piace davvero essere decontestualizzato. Le stagioni si accavallano come le onde e noi siamo bagnanti a nostro agio, nonostante il cambiamento della temperatura dell’acqua. Ci piace l’autunno, ci piace l’inverno, ci piace la primavera e ci piace l’estate. Anche quando crediamo di no, anche quando diciamo di no. Ci piacciono perché ci fanno sentire al sicuro. Contestualizzati. Al nostro posto.
E finché tutto questo accadrà, ci sentiremo al sicuro.
Benvenuto, autunno.

Benvenuto 🍂🍁🍃
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